Nessun dubbio, sullo scenario politico russo il Partito Nazional-Bolscevico rappresenta un caso eccezionale. Sebbene si sia denominato partito (per quanto piccolo) fin dall'inizio, lo divenne effettivamente solo dopo che Limonov venne sbattuto in galera. Fino a quel momento il PNB non era altro che un fan-club di Eduard Limonov - cosa che non stupisce piú di tanto, trattandosi di uno scrittore, come si dice, toccato dalla grazia. Poi si aggiunse la Limonka - una rivista sotto ogni aspetto innovativa - e da quel momento il PNB fu costituito da un fan-club di Limonov e da uno della Limonka. Solo il fatto di mantener uniti i due gruppi sotto lo stesso tetto, tenendoli in scacco a vicenda, è stata una prestazione degna di nota. Siccome ognuno vedeva in Limonov e nella Limonka solo quello che voleva vedere, il PNB era costituito da gruppi regionali, o per meglio dire, da variegati ambienti che in altre circostanze non avrebbero mai avuto niente da spartire.
Allorché Limonov chiamò un congesso del partito a Mosca, una delle maggiori difficoltà consistette nel sistemare i delegati in maniera tale che non si rompessero subito i crani a vicenda (la qual cosa riuscí a Limonov sorprendentemente bene). Provate un po' a mettere insieme ex-stalinisti ed ex-trockisti, omosessuali postmoderni e skin-heads, anarchici, punks, la bohème, pii tradizionalisti e neofiti buddisti!
Tutto ciò poteva funzionare solo finché nessuno avesse letto il programma del partito e lo avesse preso in seria considerazione. E fu proprio cosí che accadde. Lo stesso Limonov non lo aveva mai letto. Solo in carcere ebbe occasione di confrontarsi con gli scritti del suo stesso partito e, non c'è motivo di dubitare delle sue affermazioni, ne fu inorridito.
In altre parole, fin dall'inizio il PNB non contemplava tanto un'organizzazione ideologica, quanto uno stile di vita. Nelle terrificanti condizioni di vita dell'era Jelcin (terrificanti naturalmente solo per il cittadino medio; a Jelcin o, per esempio, a Jegor Gajdar andava di lusso), il PNB rappresentava una valvola psicologica per una parte consistente dei giovani, i quali non erano alla ricerca di un'ideologia, bensí di una forma di rivolta e di un'organizzazione che la incarnasse credibilmente.
Per questo è fallito anche Alexander Dugin nel tentativo di trasformare il PNB in un normale partito della "nuova destra". Sebbene Dugin sia stato investito della carica di ideologo ufficiale, i militanti del PNB considerano la sua opera come pura "fantasy", e lo stesso Limonov lo definì una volta "un narratore di favole".
Il governo non sapeva bene cosa pensare del PNB e soprattutto come affrontarlo, tanto piú che la fluttuazione degli iscritti era particolarmente accentuata, e il partito cambiava faccia ogni due o tre anni. Sotto Putin venne quindi organizzato un castello di accuse contro Limonov, il quale venne arrestato. In quel momento sorse il PNB come lo conosciamo oggi. Da una parte in carcere Limonov si gettò nel "lavoro teorico"; il suo libro "L'altra Russia" e gli scritti dal carcere raccolti nei volumi "Anelito di controllo" e "La psiche russa" possono essere considerati il fondamento di una nuova ideologia del partito, un'autentica ideologia conosciuta e approvata da tutti i tesserati del PNB. D'altra parte, dopo che il regime di Putin ha dimostrato di prendere sul serio Limonov (perché altrimenti l'avrebbe fatto arrestare?), hanno fatto ingresso nel partito nuovi militanti, i quali danno l'impressione di essere di gran lunga piú seri, intellettuali e romantici dei loro predecessori.
Dunque al momento il PNB dispone di un'ideologia piuttosto chiara, sebbene non definita nei minimi dettagli. Con il nome del partito essa ha tuttavia ben poco a che fare. Non si tratta infatti di una ideologia nazionale (o nazionalista), né tanto meno di una bolscevica. Limonov si distingue soprattutto come feroce critico del popolo russo, sia delle sue abitudini e tradizioni, che della sua psicologia e cultura. La definizione coniata da Limonov è quella di "adat russo". L'"adat", il diritto tribale preislamico diffuso soprattutto nelle regioni del Caucaso che prescriveva "come le cose devono essere fatte", ha conosciuto con la fine dell'URSS una rifioritura come codice morale.
Mettendo costantemente sotto gli occhi dei russi l'occidente, Limonov incita alla distruzione e al superamento dell'"adat russo", ovvero alla liquidazione della nazione russa, da sostituirsi con una nuova nazione costituita dagli "elementi di passione" di tutti i popoli ex-sovietici. Una cosa del genere non può essere seriamente definita nazionalismo, o forse, al massimo, nazionalismo di una nazione non ancora esistente. Predicando la distruzione di tutto quello che limita e opprime l'individuo - in prima linea quindi lo stato e la famiglia - Limonov non si rivela un bolscevico, bensí un anarchico classico (un epiteto che del resto non ha mai disdegnato: nella disputa tra Marx e Bakunin si è sempre schierato apertamente dalla parte di Bakunin). In sintesi, l'ideologia del PNB richiede la nascita di una nuova nazione "passional-anarchica", una specie di superimpero, capace di opporsi agli Usa, che certamente non è l'odierna Russia (un superimpero sí, ma del terzo mondo).
In verità il Partito Nazional-Bolscevico si sarebbe dovuto da tempo ribattezzare Partito Anarco-Imperialista, sarebbe stato piú onesto. C'è da chiedersi solo se può davvero esistere, un impero anarchico. Tuttavia, piú irrangiugibile si fa l'obiettivo, ovvero piú si allontana dalla sempre meno sostenibile realtà della Russia putiniana, maggiore diventa la sua attrattiva. I giovani corrono a braccia aperte verso Limonov e continueranno a farlo. Ma ciò non è tanto un merito ascrivibile a Limonov, quanto al regime vigente. L'avversione verso il regime è in continua crescita, ma un'opposizione vagamente credibile non si vede nemmeno col binocolo. Il successo del PNB negli ultimi anni è dovuto al fatto di aver occupato un vuoto politico, la nicchia di una gioventú di sinistra ideologicamente radicale e pronta alla lotta, un misto di Movimento 26 Luglio, sandinismo, zapatismo e brigate rosse. La ricerca di un Fidel, di un Che Guevara o di un Subcomandante Marcos era destinata ad arenarsi nel vuoto, cosí la gioventú finí inevitabilmente tra le braccia di Limonov. Anche questo non è merito suo, quanto della debolezza della sinistra antagonista.
Nel frattempo tuttavia il potere ha compreso l'utilità del PNB. I militanti del PNB sono "carne da cannone", su di essi il regime può sperimentare quali repressioni la società è già in grado di sopportare e quali ancora no. Cosí si è capito che gettare in gattabuia uno scrittore di rango internazionale come Limonov, per di piú con un passaporto francese e dietro un'accusa precotta, va ancora un po' troppo in là, mentre lo stesso procedimento, applicato a un "semplice" tesserato come Golubovic, non turba in alcun modo l'opinione pubblica (il militante del PNB Alexej Golubovic venne arrestato il 15.09.2002 in seguito alla manifestazione "Anticapitalismo 2002" sulla Piazza del Trionfo a Mosca. Il 22.05.2003 venne condannato a tre anni di carcere per resistenza a pubblico ufficiale e rilasciato il 07.05.2004).
Il ruolo del PNB è ormai stato assegnato. È vero che il PNB potrebbe benissimo abbandonarlo, basterebbe solo entrare nella clandestinità, ma per questo è ormai troppo tardi. Tutti sono da troppo tempo "sulla ribalta". Non resta altro da fare che continuare a recitare il ruolo ricevuto.
Tratto dal volume "Revolucija ne vserioz" (La rivoluzione per scherzo) di Alexander Tarasov (pp. 432-435), uscito nella collana "Lotta di classe" dell'editore Ultrakultura (Jekaterinburg 2005).
Traduzione di Antonello Piana.