Aleksandr Tarasov

 

LE NUOVE GENERAZIONI

NELL’EPOCA DI GORBAČEV, EL’CYN E PUTIN:

TRE DIVERSE FASI

 

I veri cambiamenti politici nell’Unione sovietica (quelli conosciuti in tutto il mondo con il nome di perestrojka) hanno avuto inizio nel 1988, mentre nel 1989 hanno assunto un aspetto definitivo e irreversibile (che è giunto a termine con il collasso dell’URSS), come nel resto del blocco orientale. Durante il ventennio successivo l’URSS (e poi la Russia) ha attraversato tre grandi fasi storiche: quella della presidenza Gorbačev, quella di El’cyn ed infine la fase di Putin che di fatto dura fino ad oggi, dato che il presidente Medvedev non è, senza dubbio, un personaggio politico autonomo. A queste tre fasi corrispondono tre generazioni assolutamente diverse l’una dall’altra. Ciascuna di queste generazioni si era formata al termine della fase storica precedente e non assumeva il suo proprio aspetto socio-culturale immediatamente; tuttavia la differenza tra le generazioni è evidente. Convenzionalmente si possono chiamare “generazione di Gorbačev”, “generazione di El’cyn”, “generazione di Putin”.

La generazione di Gorbačev si è formata nel periodo precedente alla perestrojka e si distingueva per il rifiuto assoluto dell’ideologia ufficiale sovietica, che era completamente discreditata. Questa generazione prendeva di mira in misura ragguardevole il cambiamento della contemporanea realtà sociale, oppure – il che era un fenomeno altrettanto diffuso – ignorava la realtà sociale ufficialmente riconosciuta, costruendo nello stesso tempo una propria realtà parallela sotto forma di sviluppo di subculture giovanili, della musica rock e di fenomeni simili. Tuttavia, nonostante il rifiuto dell’ideologia ufficiale sovietica, questa generazione, nel suo atteggiamento più profondo, era più “sovietica” che non: una delle sue critiche fondamentali nei confronti del regime era la discordanza tra i principi dichiarati e la vita reale. In primo luogo i giovani non accettavano la disuguaglianza sociale ed economica. Negli ultimi anni dell’Unione sovietica, nonostante le notizie ufficiali abbiano sempre dichiarato il contrario, la società si presentava già con una notevole differenziazione sociale, dove la nomenclatura aveva privilegi importanti (anche se risultano ridicoli al giorno d’oggi). E proprio questi privilegi (in gran parte illegali) suscitavano tra i giovani indignazione, ancora più forte perché tali privilegi erano associati ad una gerontocrazia. Non è un caso che le più importanti organizzazioni di opposizione esclusivamente giovanili che si sono formate in Russia durante la perestrojka si siano rivelate organizzazioni di sinistra, a partire dalla Federazione dei club socialisti (FSOK: Federacija socialističeskich obščestvennych klubov) e finendo con la Confederazione degli anarchicosindacalisti (KAS: Konfederacija anarcho-sindikalistov). Tutte queste organizzazioni mettevano in dubbio il carattere socialista della società sovietica, criticata sia da sinistra che da una destra classicamente socialdemocratica.

La generazione di Gorbačev si era formata in condizioni di consapevole rifiuto dell’ideologia sovietica e aveva sviluppato autonomamente, con un processo creativo, le proprie ideologie (più di una). Invece la generazione di El’cyn si è trovata totalmente esposta all’ondata propagandistica e informativa che si è infranta sui giovani di questa generazione durante la perestrojka, e che era controllata dalla nomenclatura sovietica dei mass media. Principalmente questa ondata consisteva nello smascheramento dei crimini dello stalinismo e degli abusi dell’élite sovietica, ma anche nella propaganda religiosa e nell’esaltazione dell’economia di mercato. La generazione di El’cyn non è apparsa sulla scena sociale subito dopo il collasso dell’URSS, ma a metà e nella seconda parte degli anni Novanta. Dalla generazione precedente essa si distingueva per “l’idealismo di mercato”, per l’entusiastica accettazione della disuguaglianza sociale ed economica, considerata come la base dello sviluppo, e per il conseguente interesse verso il neoliberalismo. Per la maggior parte (chiaramente in ciascuna generazione c’erano delle eccezioni) la generazione di El’cyn puntava ad ottenere il successo economico a qualsiasi costo, compreso (e probabilmente anche in primo luogo) l’uso del crimine. Proprio questa generazione ha alimentato un accesso di massa alle strutture criminali ed ha contribuito alla crescita di un banditismo mai registrato in Russia dai tempi della guerra civile.

Le illusioni di questa generazione si sono infrante contro la vita reale. L’economia di mercato non ha per niente garantito alla generazione di El’cyn la prosperità di massa e una vita da milionari. Ha raggiunto il benessere solo una esigua parte (meno del 5 %) della popolazione, per la maggior parte appartenente alla ex nomenclatura sovietica e formata da membri delle sue famiglie. Tra la gente di successo i giovani erano molto pochi, ed ancora meno erano quelli che si erano “fatti da soli” e che non si erano trovati tra le file dei “figli di papà” grazie alle loro origini sociali. Introdotti nel mondo criminale durante la lotta per la privatizzazione della proprietà statale, questi giovani si sono sterminati da soli nelle guerre di gangster, o in parte sono finiti in galera. Perciò la generazione successiva – la generazione di Putin – la cui configurazione si è definita pienamente verso la metà degli anni Duemila, ha dimostrato un atteggiamento diverso nei confronti della disuguaglianza sociale ed economica da quello della generazione di Gorbačev e della generazione di El’cyn. La maggior parte della generazione di Putin si scandalizzava dei privilegi e del tenore di vita della “nuova élite”, ma al tempo stesso lo considerava naturale e non provava nemmeno a mettere in dubbio lo stato delle cose, cercando invece l’occasione per aggregarsi a quelli che si erano trovati “in alto” senza neanche sperare di “farsi da soli”. Se per la generazione di Gorbačev l’ideale dei giovani era rappresentato dai personaggi che esercitavano attività creative, e per la generazione di El’cyn dai businessmen e dai banditi, per la generazione di Putin l’ideale erano i funzionari perché proprio loro avevano la possibilità di arricchirsi velocemente, correndo rischi relativamente bassi grazie alla onnipresente corruzione.

Alla generazione di Gorbaciov non era congeniale la percezione di un mondo dominato dalla concorrenza personale tra coetanei. Di fatto, questa concorrenza non esisteva. Le critiche erano piuttosto rivolte ai gruppi di età maggiore, che erano visti ome un freno allo sviluppo sociale in generale. I coetanei venivano percepiti come rappresentanti di gruppi diversi dal punto di vista sia politico che ideologico che tuttavia, con uno sforzo solidale, distruggevano il mostro gerontocratico. Però già la generazione di El’cyn, trovandosi nel mondo reale della concorrenza di mercato e dovendo affrontare (a differenza della generazione precedente) la disoccupazione di massa, ha cominciato a percepire i vicini, coetanei compresi, come concorrenti, anche se cercava ancora di superare questa concorrenza tramite l’unione in piccoli gruppi (formati sulla base di legami di parentela, di amicizia, di etnia oppure di comunità). La generazione di Putin ha ormai una percezione univoca dei coetanei come concorrenti e conduce, usando le parole di Hobbes, una guerra di tutti contro tutti. La generazione di Putin costruisce compagnie di amici in modo tale che all’interno di esse non ci siano concorrenti (anche potenziali). E se solo si intravede una possibilità di concorrenza, la compagnia si disgrega.

Uno dei fattori importanti per i giovani, in quanto categoria sociale che non ha ancora compiuto completamente il processo della socializzazione, è l’istruzione, e più precisamente l’accesso all’istruzione, la sua qualità e la sua assimilazione da parte dei giovani. La generazione di Gorbačev ha avuto la fortuna di usufruire dell’istruzione gratuita, basata sui principi di universalità, mentre la soppressione delle restrizioni ideologiche nel sistema dell’istruzione è stata accolta da questa generazione con entusiasmo.

La generazione di Gorbačev si è trovata in una posizione vantaggiosa rispetto alle generazioni successive: oggi possiamo constatare con sicurezza che l’accesso alla istruzione di qualità, priva di limitazioni ideologiche, ha garantito alla maggior parte di questa generazione la possibilità di una socializzazione di successo, di una crescita qualitativa, ed a molti di loro una realizzazione personale. L’ondata più giovane di questa generazione ha visto negli ultimi anni dei suoi percorsi universitari i tentativi del potere di peggiorare radicalmente la qualità dell’istruzione (già nel periodo di El’cyn) e la qualità di vita degli studenti, ma nel complesso è riuscita a respingere con successo questi tentativi. Tuttavia, già la generazione di El’cyn ha affrontato la commercializzazione dell’istruzione e, di conseguenza, il suo accesso limitato per i ceti sociali poveri e meno benestanti (nell’epoca di El’cyn il loro numero ha superato l’80 %). Allo stesso tempo, a causa della “fuga dei cervelli” in occidente, dell’invecchiamento dei docenti universitari, della forte riduzione dei finanziamenti nel settore dell’istruzione e del caos nei programmi scolastici, la qualità dell’istruzione è calata drasticamente. Tutto questo ha peggiorato drammaticamente la situazione della generazione di El’cyn nel mercato del lavoro, ma la maggior parte di essa ha potuto rendersene conto solo nell’epoca di Putin: l’abbassamento della qualità dell’istruzione, il rifiuto della sua universalità e l’imposizione di una rigida specializzazione non hanno permesso alla maggior parte degli student della generazione di El’cyn di pronosticare con esattezza il proprio futuro. Una parte notevole di questa generazione, nelle condizioni di quello che più tardi ha assunto il nome di “capitalismo selvaggio”, ha assolutamente rifiutato l’istruzione universitaria dopo essere giunta alla conclusione (in seguito ad osservazioni empiriche) che ci si poteva arricchire anche senza ricorrere all’istruzione. Una parte di loro ci è anche riuscita, ma la precarietà e la breve durata di questo successo si sono rivelate ben presto.

La generazione di Putin, basandosi sulla brutta esperienza della generazione precedente, apprezza molto l’istruzione – in misura maggiore rispetto ai tempi sovietici; ma l’istruzione di per sé è diventata assolutamente diversa. Il sistema d’istruzione si è diviso in due parti ineguali: in un segmento piccolissimo di istruzione competitivo e di qualità e in un segmento d’istruzione qualitativamente molto basso per la maggior parte della popolazione. Si è rivelato un chiaro divario tra l’istruzione (in particolare a livello di specializzazione) precedentemente offerta in Russia e le reali domande del mercato, molto più semplificate. Nell’epoca di Putin si è deciso di correggere questo divario grazie all’estrema semplificazione dei programmi universitari e a una stretta specializzazione orientata alle domande concrete dei datori di lavoro. La domanda del “grande business” è stata esplicitata dall’oligarca Vladimir Potanin: noi abbiamo tanta gente intelligente, ma ci mancano dei semplici operai. Il ministro dell’Istruzione russo, Andrej Fursenko, ha dichiarato – durante il suo intervento nell’estate del 2009 nella colonia estiva appartenente al movimento pro-governativo Naši (“I nostri”) creato appositamente dal Cremlino – che il difetto del sistema di istruzione sovietica consisteva nell’obiettivo di formare una personalità creativa, mentre il nuovo sistema di istruzione consiste nella formazione di una massa di esecutori qualificati. Per questo motive sono stati riesaminati tutti i programmi e i metodi dell’istruzione e le autorità si sono addirittura decise all’abolizione degli esami di ammissione e alla loro sostituzione con un unico esame statale, in altre parole dei test creati con il principio degli “indovinelli”. Questi test andrebbero proposti ad un livello di scuola secondaria, ma non universitario.

In seguito all’introduzione totale dell’esame unico sono scoppiati diversi scandali perché è emerso che la maggior parte degli studenti iscritti all’università, sulla base degli alti voti presi all’esame unico, conoscevano poco la grammatica russa, non sapevano scrivere, non leggevano quasi niente, non erano capaci di risolvere problemi matematici di livello scolastico e, addirittura, non erano capaci di formulare le proprie opinioni. Il fatto è che negli ultimi due-tre anni invece di studiare a scuola, imparavano a compilare correttamente le caselle delle risposte dei test. La maggior parte dei giovani della generazione di Putin non è ancora entrata nel mercato del lavoro e ancora non si rende nemmeno conto delle difficoltà che la aspettano.

In altre parole noi osserviamo diversi processi: il miglioramento della qualità dell’istruzione senza limite di accesso per la generazione di Gorbačev (anche se l’ultima ondata di questa generazione, che terminava la sua formazione all’epoca di El’cyn, ha affrontato un processo contrario), il peggioramento dell’istruzione e un forte calo della sua accessibilità per la generazione di El’cyn e la drammatica continuazione di questo processo per la generazione di Putin, parallelamente all’aumento del prestigio e alla nascita nel sistema dell’istruzione di un segment creato apposta per l’autoriproduzione dell’élite sociale.

La generazione di Gorbačev è cresciuta nella tradizione sovietica del rispetto dell’alta cultura, ma anzitutto della cultura europea. Quando all’epoca di Gorbačev sono state abolite le limitazioni ideologiche, questa generazione ha potuto disporre di una grande quantità di prodotti culturali, prima poco accessibili o addirittura vietati. Questo fenomeno non ha avuto un grande impatto sui gusti estetici e sulle preferenze di quella generazione, che hanno subito solamente una correzione e diversificazione.

Al contrario, la generazione di El’cyn si è imbattuta nell’invasione della “cultura di massa” di modello occidentale all’interno dello spazio culturale russo. Nei primi tempi la cultura di massa occidentale è stata assorbita nel suo aspetto puro, ovvero sotto forma di prodotti realizzati in Occidente (in Russia è passato del tempo prima che si imparasse a fabbricare prodotti di questo genere). Questa cultura di massa ha spostato tutta la cultura precedente al margine dello spazio culturale. Invece, ai tempi di Putin si è disgregato completamente lo spazio culturale unitario, portando alla formazione di una vera e propria cultura a mosaico, la cui venuta era già stata prevista negli anni Sessanta dal sociologo francese, studioso dell’informazione e della cultura, Abraham Moles. Ne consegue che oggi diversi gruppi di giovani non possono trovare una lingua comune di comunicazione culturale. Oggigiorno non esistono autorità culturali così come non esistono unici stereotipi culturali; diventa così ampiamente plausibile la situazione in cui i giovani che vivono gli uni accanto agli altri – letteralmente nella stessa casa e allo stesso piano – possiedono idee opposte sulla cultura: né i nomi dei protagonisti del mondo culturale né i titoli delle opere gli permettono di comunicare tra loro.

All’epoca di Gorbačev nel paese aveva luogo una fioritura di subculture giovanili, che infatti sono diventate una parte importante dello spazio culturale nazionale. Nell’epoca di El’cyn le subculture giovanili sono state cacciate nel ghetto. Il loro numero è diminuito, e la maggior parte di esse sono immerse nel mondo delle illusioni, dandosi all’escapismo. Nell’epoca di Putin le subculture giovanili sono diventate oggetto di persecuzioni, spesso senza nessun valido motivo. Il loro prestigio nell’ambito giovanile è stato minato, o quasi.

Nell’epoca di Gorbačev per i giovani, in generale, era importante la conquista dell’autonomia, dell’indipendenza. È proprio su questo piano che la generazione di Gorbačev si contrapponeva al precedente sistema sovietico: retrogrado, conservatore, retrivo e tradizionale. Ai tempi di El’cyn è avvenuta semplicemente la demolizione del sistema dei valori. Al primo posto si sono fatti strada l’individualismo e il successo materiale. Nel momento in cui la generazione di Putin si è resa visibile sulla scena sociale, questo processo è arrivato alla sua logica conclusione: una atomizzazione totale. Un mio collega della facoltà di storia dell’Università statale di Mosca “Lomonosov”, che è stato nominato tutor del corso, godeva della fiducia degli studenti, e perciò ha avuto la possibilità di partecipare ai blog studenteschi e alle community in internet. Mi ha detto, con delusione, che gli student non sono capaci di mettersi d’accordo sull’andare a bere una birra al venerdì dopo le lezioni, tanto meno di costituire comunità culturali e difendere insieme i propri diritti culturali ed altri. Le comunità studentesche che ha incontrato su internet l’hanno colpito, citando le sue parole, per la loro schizofrenia. Erano formate, ad esempio, sul principio di unione di quelli a cui piacciono le scarpe da ginnastica rosa. Si è scoperto subito dopo che i partecipanti della comunità non vanno d’accordo su nulla d’altro. Hanno subito litigato tra loro e la comunità si è disgregata.

Un fattore importante che ha differenziato una generazione di giovani dall’altra è stata la crescita della xenofobia. Durante tutta la storia dell’Unione sovietica, dal momento della sua fondazione, sono esistite solo tre generazioni delle quali si può dire che erano poco o quasi per niente xenofobiche: la generazione degli anni Venti (che percepiva con entusiasmo l’idea della rivoluzione su scala mondiale), la generazione del “disgelo” e la generazione di Gorbačev. Di quest’ultima si può anche affermare che sia stata una generazione cosmopolitica. Tuttavia all’epoca di El’cyn, con l’inizio della guerra in Cecenia, numerosi trauma psicologici legati al crollo dell’Unione sovietica e ai conflitti etnici sul suo territorio, nonché le ondate di migrazioni di massa coincise con la crisi economica, hanno provocato una crescita veloce della xenofobia presso la popolazione in generale. Nelle condizioni della guerra in Cecenia la crescita di organizzazioni di estrema destra e addirittura fasciste nell’ambito giovanile è stata provocata da una parte dal regime, che incoraggiava questa xenofobia e, anzi, la introduceva (così la propaganda identificava i ceceni con i musulmani, ed i musulmani con i terroristi in generale), dall’altra dalla generazione di El’cyn che, come ho accennato prima, era caratterizzata da un livello di cultura e istruzione molto più basso e generalmente non aveva un atteggiamento critico verso la propaganda del governo. All’epoca di Gorbačev le organizzazioni di estrema destra erano costituite da persone alquanto anziane ed erano orientate sul modello xenofobico pre-rivoluzionario delle “Centurie nere”. Il periodo di El’cyn ha favorito la crescita di teorie e di movimenti abbastanza moderni – neofascisti e neonazisti. Il fenomeno di massa è diventato quello dei nazi-skinhead, che si sono resi famosi per la violenza causata da motivi razziali, nazionali, politici e religiosi, nonché per l’aggressione ai rappresentanti di altre subculture giovanili. Il numero di nazi-skinhead in Russia ha raggiunto all’incirca le 70 mila unità, superando quello di altri paesi del mondo. Circa due-tre anni fa il numero degli skinhead ha cominciato a calare, ed il tramonto di questa cultura ha avuto inizio. Questo è legato principalmente alla nascita in Russia del fenomeno degli “antifa” (antifascisti), che prima non esisteva nel paese ma che raggiunge un sempre più alto livello di popolarità. Dato che l’“antifa” si pone in conflitto rispetto alla subcultura dei nazi-skinhead, anche se non riesce a eliminare gradualmente quest’ultima, comunque la limita rendendola meno attraente agli occhi dei giovani. Gli “antifa” formano i gruppi di combattimento della resistenza alla violenza nazista di strada. Questi gruppi consistono principalmente di redskin, “skinhead rossi”, che sono da tanto tempo conosciuti in Europa, ma fino ad oggi non erano presenti in Russia.

La generazione di Putin è stata la prima generazione ad affrontare un fenomeno particolare della nostra società: la paura dei giovani. Attualmente in Russia esistono moltissimi miti negative che riguardano i giovani. I giovani fanno paura, nessuno vuole avere a che fare con loro. Si notano azioni repressive da parte della polizia, causate da motivi non validi. Se ai tempi di El’cyn, al momento dell’assunzione al lavoro, essere giovani era un vantaggio, adesso è tutto il contrario: oggi sarà assunto più probabilmente il trentenne, e non perché ha più esperienza, ma perché il ventenne è sospettato di essere un drogato, uno skinhead, oppure qualcos’altro di negativo.

Un alto grado di attività politica distingueva la generazione di Gorbačev. Come già accennato, l’ultima ondata di quella generazione ha reagito con forza a una “riforma dell’istruzione”, per essa molto negativa, tramite l’organizzazione di una serie di manifestazioni studentesche che hanno portato alle dimissioni del ministro dell’Istruzione. La generazione successiva, orientate al successo individuale, non poteva più opporre resistenza con lo stesso successo. La generazione di Putin è semplicemente intimidita, perché oggi qualunque attività politica non autorizzata dal potere – sia quella di estrema destra, che quella liberale, socialista ed anarchica – è sottoposta a un severo controllo e a una repressione diretta. Questo fenomeno è nato già durante il periodo di El’cyn, ma si è rivelato chiaramente, consolidandosi, ai tempi di Putin. Il potere in Russia si è trasformato in una corporazione chiusa alla società, costruita sul modello della mafia o dei servizi speciali. Per la prima volta dai tempi di Stalin si è ricorsi alle provocazioni politiche. Anche se il livello di istruzione tra i giovani è calato, questo non significa che i giovani siano diventati tutti quanti stupidi. I giovani vedono queste repressioni, capiscono il loro motivo e hanno paura di dimostrare una posizione indipendente.

Una breve conclusione. Non voglio nascondere che sono fortemente pessimista. In qualità di persona che studia i movimenti giovanili da più di vent’anni, praticamente non vedo tendenze positive per i giovani del mio paese. La generazione di Gorbačev si è rivelata troppo sviluppata, troppo intelligente, troppo dotata per le condizioni reali del periodo post-sovietico. È entrata in conflitto con il sistema sovietico perché l’ha superato notevolmente. Questo si è ripercosso sullo sviluppo dell’economia: sono stati preparati quadri rivelatisi troppo specializzati per l’economia sovietica. In seguito, la maggior parte di loro è partita per l’Occidente. Sono assolutamente convinto che la nuova classe dirigente in Russia, che è stata prodotta principalmente dalla nomenclatura sovietica (chiamo questa classe burocratico-borghese), ha tratto le conclusioni dell’esperienza storica precedente e ha preso le misure per evitare la ripetizione degli eventi dei 1989-1991. In quel periodo la nomenclatura ha aggiunto la proprietà al potere, sacrificando quella sua piccola parte (meno del 30 %) che ha perso il potere e il suo status sociale. Invece al momento attuale il ripresentarsi di avvenimenti di quel tipo minaccerebbe sia la perdita di potere della nuova classe dirigente, che la proprietà. Perciò la politica della degradazione culturale e formativa è una politica cosciente del potere russo.

3.12.2009